In questo articolo approfondiamo un paio di casi giudiziari, uno francese e uno indiano, in cui i soggetti chiamati a rimuovere le barriere digitali considerano non applicabili le vigenti normative ai loro casi. Un pensiero comune anche nel nostro paese è che senza una legge specifica per lo specifico settore di attività, dimensione aziendale o destinazione dei prodotti non vi siano obblighi di accessibilità digitale. Purtroppo (per loro) non è così.
In Italia abbiamo sempre l’esempio del dlgs. 216/2003 (per il mondo del lavoro) e la legge 67/2006 (per tutti gli altri ambiti) come “faro” per illuminare il giudice di turno sul fatto che la barriera (fisica o digitale) per persone con disabilità è una discriminazione e come tale va tolta.
Nel caso indiano ci si rifà direttamente alla “convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità”: sarebbe sufficiente questo importante documento, recepito anche dal nostro paese, per far capire come l’accessibilità – anche in ambito digitale – debba essere un principio cardine di sviluppo e non un’aggiunta in corsa per richieste giudiziarie.
Una nota di colore “nazionale”. Anche nel nostro paese è presente in ambito scolastico il prodotto francese, che risulta essere un servizio cloud qualificato per le PA italiane. Purtroppo la qualificazione viene effettuata solo sotto l’aspetto sicurezza e privacy, in quanto l’ Agenzia per la cybersicurezza nazionale non ha competenze in tema di accessibilità. A volte, basterebbe parlarsi tra soggetti per consentire ai destinatari (in questo caso, le PA), l’acquisto di prodotti a norma di legge, di tutte le leggi applicabili.
apiDV (Accompagner, Promouvoir, Intégrer les Déficients Visuels), un'organizzazione dedicata alla promozione dell'indipendenza e dell'inclusione di individui ciechi o ipovedenti, ha avviato questa azione legale contro ProNote, che fornisce servizi a oltre 10.000 scuole nella gestione di funzioni accademiche essenziali come voti, compiti e programmazione. Nonostante i requisiti stabiliti dalla legge Monchamp del 2005, apiDV ha sostenuto che il software di Pronote era inaccessibile, creando problematiche significative per insegnanti, studenti e genitori ciechi o ipovedenti.
Dal 22 agosto 2022, Index Education, proprietaria di Pronote, ha reclutato uno sviluppatore cieco. L'editore si è impegnato a realizzare un audit completo delle soluzioni nell'autunno del 2023. Troppo lontano per le associazioni apiDV e Intérêt à Agir che non potevano accontentarsi di un calendario così poco ambizioso, e pertanto hanno avviato azione legale per discriminazione.
In una decisione rivoluzionaria, il Tribunale amministrativo di Parigi, che sovrintende alle controversie di diritto pubblico regionale, ha emesso una sentenza significativa contro la pubblica amministrazione francese e ProNote, un popolare software di gestione scolastica, per non aver fornito un'esperienza accessibile agli studenti ciechi o ipovedenti. Questa sentenza segna un momento cruciale nell'applicazione dell'accessibilità digitale in tutta Europa, stabilendo un precedente legale significativo di vasta portata e sottolineando le barriere sostanziali affrontate dalle persone con disabilità a causa di strumenti digitali inaccessibili.
Il Segretario di Stato per le persone con disabilità ha sostenuto che ProNote, in quanto entità privata, non era soggetto alle stesse normative delle istituzioni pubbliche. Tuttavia, il tribunale ha stabilito che poiché ProNote è utilizzato da istituzioni educative, comprese le scuole private, funziona come un servizio pubblico fornito da un'entità privata. Pertanto, si qualifica come un servizio di comunicazione pubblica online soggetto alle leggi sull'accessibilità digitale pubblica.
La sentenza impone all' L'Autorità di regolamentazione per la comunicazione audiovisiva e digitale (ARCOM) di garantire che ProNote e strumenti educativi simili siano conformi alle leggi sull'accessibilità. Inoltre, il tribunale ha ordinato al Segretario di Stato per le persone con disabilità di pagare 1.500 € di spese legali ad apiDV per non aver fatto rispettare la conformità alle leggi sull'accessibilità.
Come prima sentenza del suo genere in Francia, questo caso stabilisce un importante precedente legale. Ora, qualsiasi azienda che fornisca servizi al settore pubblico, come le app di telemedicina utilizzate dagli ospedali o il software per i trasporti, deve rispettare le leggi sull'accessibilità digitale, mentre il governo deve far rispettare attivamente tali leggi. Questa decisione è una vittoria significativa per i gruppi di difesa e rafforza i diritti delle persone con disabilità, sottolineando che le aziende private non possono trascurare l'accessibilità quando i loro prodotti vengono utilizzati nei servizi pubblici.
Questa sentenza non solo rafforza gli obblighi legali esistenti delle organizzazioni, ma apre anche nuove strade ai gruppi di difesa per contestare la non conformità. Si prevede che le organizzazioni governative nazionali (ONG) intensificheranno la loro supervisione e promuoveranno l'accessibilità in linea con l'attuazione dell'European Accessibility Act (EAA) in tutta Europa. Con l'avvicinarsi della scadenza dell'EAA a giugno 2025, si prevede che le decisioni legali che penalizzano la non conformità diventeranno più diffuse e frequenti in tutta Europa.
L’alta corte di Delhi emette per la prima volta una ordinanza che richiede una verifica di accessibilità ad un soggetto privato. Si tratta di Rapido, il più grande servizio di bike-taxi in India.
In uno sviluppo importante, l'Alta Corte di Delhi ha ordinato all’app di trasporto Rapido di presentare un rapporto di verifica dell'accessibilità entro 3 mesi da un revisore dei conti. Ciò avviene dopo una petizione presentata da persone ipovedenti, Amar Jain e Dipto Ghosh Choudhury tramite l'avvocato Rahul Bajaj, che evidenzia i problemi di inaccessibilità nell'app mobile di Rapido.
Punti chiave dell'ordinanza del tribunale:
Si tratta di un passo significativo per garantire che le piattaforme digitali siano inclusive e accessibili per le persone con disabilità in India. La direttiva della Corte sottolinea l'obbligo legale per gli enti privati di rendere i loro servizi digitali privi di barriere.